Page 42 - Quintino_Sella_Linceo

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sconvolgimento, rinnoviamo e riconfermiamo quanto abbiamo altrove solennemente
dichiarato nelle Allocuzioni, nelle Encicliche e nei Brevi qui sopra citati e nella
recente protesta che per comando Nostro e in Nostro nome il Cardinale incaricato
degli affari pubblici ha mandato proprio il 20 Settembre agli ambasciatori, ministri e
incaricati di affari delle Nazioni estere costituite presso di Noi;
e di nuovo con la
massima solennità dichiariamo a voi, Venerabili Fratelli, che la Nostra idea, la
Nostra intenzione e la Nostra volontà è di conservare integri e inviolabili tutti i
domini e i diritti di questa Santa Sede e di trasmetterli ai Nostri successori; che
qualunque usurpazione, compiuta sia ora che prima, è ingiusta, violenta, vana e
nulla e che tutte le azioni dei ribelli e degli invasori, sia quelle compiete finora,
sia quelle che eventualmente si compiranno in futuro per consolidare tale
usurpazione, fin da ora sono da Noi condannate, annullate, cassate e abrogate
.
Dichiariamo inoltre, protestando innanzi a Dio e a tutto il mondo cattolico, che siamo
tenuti in una prigionia tale che non possiamo esercitare sicuramente, tranquillamente
e liberamente la Nostra suprema Autorità pastorale. Finalmente, uniformandosi al
motto di San Paolo: "
Che cosa ha a che fare la giustizia con l’ingiustizia? Qual
società vi può essere tra la luce e le tenebre? Quale accordo tra Cristo e Belial?
" (II
Cor.
VI, 14-15
), apertamente dichiariamo che Noi, memori del Nostro dovere e del
solenne giuramento che Ci vincola, non acconsentiamo e non acconsentiremo mai a
nessuna conciliazione che distrugga o diminuisca in qualche modo i diritti Nostri, e
quindi di Dio e della Santa Sede; come pure Ci dichiariamo pronti, con l’aiuto della
Grazia Divina, vecchi come siamo, a bere fino al fondo, per la Chiesa di Cristo, il
calice che egli stesso si degnò di bere per lei, a non aderire mai alle inique richieste
che Ci si propongono e a non assecondarle mai. Diceva infatti il Nostro Predecessore
Pio VII: "
Far violenza a questo Supremo Impero della Sede Apostolica, separarne il
potere temporale da quello spirituale, dissociare le funzioni di pastore e di principe,
staccarle, distruggerle, non è altro che voler calpestare e rovinare l’opera di Dio,
che danneggiare il più possibile la religione, che privarla della più efficace difesa,
così che il suo sommo rettore pastore e Vicario di Dio non possa portare ai cattolici
sparsi per tutta la terra e invocanti da lui aiuto e forza quei soccorsi che si esigono
dalla sua spirituale potestà, la quale non deve essere intralciata da nessuno
".
Ma poiché i Nostri ammonimenti, domande e proteste, sono riusciti vani, Noi
con l’autorità di Dio Onnipotente, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e Nostra,
dichiariamo a voi, Venerabili Fratelli, e per mezzo vostro a tutta la Chiesa, che
tutti coloro che si distinguono per qualche dignità, anche degna di particolare
menzione, che abbiano perpetrato l’invasione, l’usurpazione o l’occupazione di
qualunque provincia del Nostro dominio e di quest’alma Città, e così pure i loro
mandanti, fautori, collaboratori, consiglieri, seguaci o chiunque altro procuri
con qualunque pretesto, in qualsiasi modo, o operi per se stesso l’esecuzione
delle suddette scelleratezze, incorrono nella scomunica maggiore e nelle altre
censure e pene ecclesiastiche inflitte dai Sacri Canoni, dalle Costituzioni
Apostoliche e dai decreti dei Concili generali, soprattutto di quello di Trento,