Page 134 - Quintino_Sella_Linceo

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Luogotenenza del Re, pigliò il nome di Reale Accademia dei Lincei
Dopo la presidenza di Giuseppe Ponzi, (durante la quale – scrive
Carutti -
l’Accademia
accolse (…) la proposta raccomandata dal conte
Terenzio Mamiani (…) di aggiungere alla Classe di scienze fisiche,
matematiche e naturali una Classe di scienze morali e filologiche:
proposta sancita dallo Statuto dell’Accademia, promulgato il 14
febbraio 1875), il 9 dicembre 1874 fu eletto Presidente Quintino Sella
(ministro delle Finanze nel Gabinetto Lanza, ascritto all’Accademia
come Socio Corrispondente il 4 dicembre 1870 e come Socio
Nazionale il 25 gennaio 1872, (D. Carutti, l. c., p. 66)), il quale, scrive
Carutti,
tiene il vanto di averla ampliata a nuove fortune invitat
Di fatto, la presidenza di Quintino Sella segna una pietra miliare nella
storia dei Lincei. Quintino Sella:
uno dei maggiori fra gli uomini
politici apparsi dopo la morte di Cavour
(come scrive Federico
Chabod
), non perdeva occasione di sottolineare gli
effetti che
nell’interesse della nazione e dell’umanità sarebbero derivati dalla
abolizione del potere t mp rale, e dalla creazione in Roma di un centro
scientifico.
Nel Sella, nota ancora Chabod (l. c., p. 204),
l’accento
anticlericale non mancava, proprio in un momento in cui la scienza
camminava rapidissimamente in un senso, e il cattolicesimo, dalla fine
del Settecento e soprattutto dopo il Sillabo, in senso diametralmente
opposto.
“Fuori i lumi! Fari elettrici anzi devono essere –
affermò Sella in un
discorso alla Camera il 14 marzo 1881
- imperocché abbiamo a fare
con gente che si chiude gli occhi e si tappa le orecchie; abbiamo a fare
con gente che vuol pigliare i giovani fino dalla infanzia, avviarli alle
proprie scuole secondarie, e poi vuol dare a costoro i più alti uffici che
si possano affidare all’umanità, come la direzione delle coscienze e
l’educazione della gioventù.”
Roma centro di scienza equivaleva –
continua Chabod –
ad una Roma
laica, solidamente costruita di fronte al Vaticano e alla tradizione
chiesastica: tant’è, le sue proposte per il p lazzo dell’Accademia in
Roma fecero, a momenti, del dibattito a Montecitorio un dibattito pro e
contro la fede, pro e contro la scienza e la ragione umana.
Un dibattito
6
D.Carutti
, Breve storia della Accademia dei Lincei, Roma, coi tipi del Salviucci,
1883.
7
D.Carutti
, l. c., p. 66.
8
F.Chabod
, Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896, Laterza, Bari,
1962, p. 202:
Lontanissimo (…) dal pathos mazziniano e giobertiano; certo non
suscettibile di subitanei, facili e passeggeri impeti di entusiasmo, anzi tutto
ponderatezza, chiarezza d’idee, organicità di visione, continuità di volere; stile
secco e disadorno, com’era stato lo stile di Cavour e come sarebbe stato poi lo stile
di Giolitti.