“Quintino Sella, statista Italiano ed Europeo” di Alberto Quadrio Curzio
L’ attualità di Quintino Sella meritava di essere valorizzata nell’ ambito delle celebrazioni per i 150 anni dell’ Unità nazionale italiana. E così ha fatto l’ Accademia nazionale dei Lincei nel Convegno “Quintino Sella scienziato e statista per l’Unità d’Italia” e nella mostra “Quintino Sella Linceo” resi possibili anche dal supporto della Fondazione Sella.
Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha presenziato alla giornata inaugurale nell’ambito dell’impegno straordinario ch’egli ha dato per rinnovare e rinforzare l’Identità Italiana e la nostra appartenenza all’Europa.
Per caratterizzare la personalità di Sella ricorriamo innanzitutto alla valutazione di tre Lincei in tempi diversi.
Nel 1928 Benedetto Croce scrisse che la destra storica, della quale Sella fu una delle personalità di maggiore spicco, era una “eletta di uomini… da considerare a buon diritto esemplari per la purezza del loro amore di patria (…) per la serietà e dignità del loro abito di vita, per l’ interezza del loro disinteresse, per il vigore dell’ animo e della mente“. Quanto a Sella egli scrisse che fu “l’ eroe che impersonò la lotta per il pareggio (di bilancio, ndr) …con tenacia pari solo al coraggio di superare ogni sorta di ostacoli e reggere alle strida dolorose dei tassati e all’ odio che gliene veniva“.
Nel 1984, nel ricordo che si fece a cento anni dalla morte di Sella, Rosario Romeo disse che se gli italiani “vorranno trarre ispirazioni dal passato per il loro avvenire, potranno (…) riandare al suo progetto di un’ Italia più seria e più solida, più moderna e più fiduciosa in sé stessa e nel suo ruolo in Europa e nel mondo”.
Nel 2011, nella relazione di apertura del Convegno, Rosario Villari disse che Sella, nella costruzione dello Stato unitario nell’ambito della Destra storica, “ha acquistato e mantiene una permanente attualità storica nella coscienza civile del nostro Paese per la profonda convinzione della necessità di superare lo squilibrio tra l’Italia e le nazioni più sviluppate, per la subordinazione della fortuna politica personale all’ interesse della comunità nazionale, per la disposizione a verificare alla luce dei fatti la validità delle dottrine, per la novità dell’ impegno sulla questione romana e sul rapporto tra lo Stato e la Chiesa, per la concezione universalistica del ruolo di Roma capitale, per il tentativo di collegare la riforma politica alle grandi tradizioni scientifiche della prima età moderna, per la considerazione non soltanto repressiva, infine, della emergente questione sociale».
Da queste valutazioni emerge che Sella, la cui vita coprì solo 57 anni (1827-1884), esprime paradigmi di perdurante attualità da un lato per il progresso istituzionale,sociale ed economico e dall’altro per quello scientifico e tecnologico dell’Italia. In un suo discorso ai Lincei nel 1880 Sella enunciò così il suo paradigma “La grandezza e la prosperità d’un Paese è indubbiamente una conseguenza diretta, o come i matematici direbbero, una funzione del progresso morale, intellettuale ed economico dei cittadini”.
Come statista Sella è noto soprattutto quale Ministro delle finanze. Ed è corretto perché salvò lo Stato unitario dalla disintegrazione finanziaria che molti, anche altre nazioni europee, avevano considerato inevitabile. Ministro delle Finanze tre volte (marzo – dicembre 1862, settembre 1864 – dicembre 1865, dicembre 1969 – luglio 1873) diede un contributo determinante al pareggio di bilancio, sia pure raggiunto dopo di lui.
La sua politica si caratterizzò per il taglio della spesa corrente e per l’ aumento delle entrate senza sacrificare gli investimenti necessari al nuovo Stato. Questi portarono dapprima, anche a causa degli interessi e fino al 1870, a un aumento del debito pubblico sul Pil che poi fu ridotto di ben 15 punti percentuali già nel 1874. La sua politica fiscale, che improntò a lungo il sistema tributario italiano, si fondò su varie (e talvolta nuove) imposte, tra cui quella di ricchezza mobile e quella sul macinato. Tassò anche i titoli del debito pubblico, allora in gran parte posseduti da benestanti. Sella voleva che l’obbligazione fiscale creasse “le minori noie possibili”, ma che pagando ciascuno il dovuto “ne abbia vantaggio tanto la giustizia come l’erario”. Vendette beni demaniali a finalità non pubblica e beni confiscati all’ asse ecclesiastico, dando anche in concessione privata taluni servizi. Riuscì perciò a finanziare, con selettivo rigore, investimenti infrastrutturali per la crescita e l’ istruzione pubblica.
Sella fu però statista anche per il contributo dato alla scienza e alla tecnica del nascente Stato italiano. La sua mentalità era quella dell’ingegnere (si laureò in idraulica a Torino nel 1847) polivalente che viaggiando e perfezionandosi in Francia, in Germania e in Inghilterra si convinse sempre più dell’importanza della manifattura e delle infrastrutture. La vastità delle sue competenze e il confronto costante con i Paesi europei più avanzati lo spinsero a promuovere la nascita del Politecnico di Torino e ad esercitare qualche influenza su quello di Milano. Non meno importante fu l’impulso dato alla formazione di un qualificato corpo tecnico statale, alla prima elaborazione della carta geologica d’ Italia ed a molte altre iniziative per strutturare uno stato efficiente e innovativo.
Queste sue due componenti dell’essere statista lo portarono a rifondare e presiedere dal 1874 l’ Accademia dei Lincei. Non più ministro, egli dedicò infatti ai Lincei, fino alla fine della vita nel 1884, il suo ingegno di scienziato ma anche di umanista per ricostruire l’Accademia sui principi fissati agli inizi del 1600 da Federico Cesi e Galileo Galilei in Roma. Quella capitale di cui egli fu uno dei principali propugnatori. Nel solco della cultura umanistica italiana, Sella affiancò alla Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali anche quella di scienze morali, storiche e filologiche, che nel primo decennio di vita dei Lincei fu presieduta da Terenzio Mamiani della Rovere.
Ai Lincei l’apertura europea e internazionale di Sella, condivisa da Mamiani, portò anche alla cooptazione ai Lincei di soci stranieri, tra i primi Darwin e Mommsen.
Si chiudeva con i Lincei l’opera di Sella che il presidente emerito della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi così ha commentato in un messaggio a noi indirizzato il 5 dicembre 2011 in occasione del Convegno celebrativo “È con profondo rammarico che mi vedo costretto a mancare l’appuntamento che l’Accademia Nazionale dei Lincei dedica alla straordinaria personalità di Quintino Sella: statista, politico, economista, scienziato, amministratore e organizzatore lungimirante, dalla cui vicenda pubblica l’Italia contemporanea può ancora trarre insegnamento».